Qualche settimana fa la scuola dei bimbi ha organizzato un incontro per chiunque fosse interessato con un’associazione che si occupa di DSA, i disturbi specifici dell’apprendimento, sigla che comprende la più nota dislessia, ma anche discalculia, disortografia e disgrafia. Ho deciso di partecipare e l’ho trovato molto interessante e ben organizzato per cui ho pensato di parlarne qui sul blog perché se ne parla forse ancora troppo poco. O meglio, non ne parla chi non ne è mai stato toccato personalmente e, anche chi se ne trova coinvolto direttamente o tramite i propri figli, tende spesso a parlarne poco e spesso se ne vergogna.
Voglio proprio partire da questo concetto di cui si è parlato negli interventi a fine incontro.
Una mamma raccontava che, lei per prima, quando è arrivata la diagnosi di dislessia per sua figlia, si è sentita isolata. Non conosceva bene di cosa si trattasse, si sentiva a disagio nel parlarne e, quando lo faceva, le veniva risposto che era un disturbo inventato per farne un business e che era solo svogliatezza di sua figlia o, all’opposto, vedeva gli occhi abbassarsi come se fosse una cosa grave. Tanto che aveva deciso di non parlarne più con nessuno. In ugual misura sua figlia preferiva non parlarne mai che già doveva sostenere l’ironia dei compagni che l’accusavano di essere facilitata a scuola perché usava gli appositi ausili.
Non dimentichiamo mai che i figli sentono, anche senza che glielo diciamo, come siamo predisposti verso una cosa. Se noi stessi abbiamo difficoltà a parlare di un certo argomento, trasmetteremo questo disagio, pur senza volerlo, anche a loro.
Iniziamo quindi a puntualizzare alcuni aspetti:
I DSA non sono una malattia, ma solo un disturbo così come la miopia e tanti altri tipi di disturbi. Così come per vedere bene ai miopi servono gli occhiali, ai bimbi DSA servono strumenti specifici ed accorgimenti di aiuto.
Non si può parlare di DSA per un bimbo in presenza di quoziente intellettivo sotto alla norma, gravi problemi emotivi o problemi fisiologici (problemi di udito e vista) che interferiscono ovviamente con il normale processo di apprendimento.
E’ riconosciuto che nei DSA c’è spesso ereditarietà e molti genitori, attraverso la diagnosi fatta ai figli, hanno finalmente capito le difficoltà che hanno avuto loro da piccoli. Un tempo infatti non si parlava di DSA.
I DSA non possono essere diagnosticati da un insegnante o da un medico generico. Serve un neuro psichiatra, così come per la miopia serve un oculista. A livello famigliare e scolastico si possono però individuare atteggiamenti tipici e predisposizioni. Ciò è ovviamente possibile solo se gli insegnanti sono preparati ed hanno ricevuto un’adeguata formazione.
Cominciamo quindi a vedere quali sono gli elementi che possono essere considerati campanelli d’allarme:
– la lettura alla fine della seconda elementare è ancora lenta e stentata
– leggendo il bambino fa tanti errori e tende ad invertire le lettere
– da piccolo il bimbo ha avuto uno sviluppo lento del linguaggio
– anche la motricità fine si è sviluppata lentamente e nei primi anni della scuola primaria il bambino ancora fatica ad allacciarsi le scarpe e ad abbottonarsi gli indumenti
– lo svolgimento dei compiti a casa nei primi anni di primaria richiedono molto tempo
– il bimbo è lento nei conti matematici
– incapacità di memorizzare i fatti numerici
– il bambino dimostra scarsa attenzione e concentrazione nello studio
– il bambino dimostra frustrazione e poca motivazione davanti ai compiti
Non è necessario che il bambino presenti queste difficoltà tutte insieme. Come vedete nella mia infografica in apertura al post, i DSA si dividono in 4 disturbi (dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia). Il bambino può presentarne uno solo come tutti insieme.
In passato ed anche ora, pur se in misura minore, si tendeva ad additare i bimbi che presentavano questi comportamenti come poco intelligenti o svogliati e pigri.
I bambini interessati da DSA non sono bambini svogliati o pigri, anzi faticano il doppio per non arrivare spesso ai risultati a cui arrivano gli altri. Ciò provoca in loro oltretutto grande frustrazione e scarsa autostima. Spesso reagiscono con rabbia, rifiutandosi di fare i compiti o facendosi prendere da una grande ansia ogni volta che devono affrontare la giornata scolastica.
I bambini interessati da DSA non sono bambini meno intelligenti degli altri, anzi si può parlare di DSA solo in bambini con quoziente intellettivo normale o superiore. Ne soffrivano ad esempio Albert Einstein e Leonardo da Vinci. Gli studi più recenti attribuiscono alla dislessia la scrittura speculare che usava Leonardo.
E’ molto difficile capire quando si tratta di normali difficoltà di apprendimento e quando invece siamo in presenza di un disturbo. La differenza fondamentale è che il disturbo è innato e che è persistente. Le conseguenze di un disturbo possono infatti migliorare grazie agli strumenti utilizzati, ma il disturbo non sparisce.
Come dicevamo sopra solo uno specialista può determinare se un bimbo è interessato da DSA.
Credo sia responsabilità di ogni insegnante o genitore conoscere e capire cosa siano questi disturbi. Cercare di comprendere cosa c’è dietro alla ribellione a fare i compiti, alla rabbia ed alla frustrazione di alcuni bimbi. Se non lo facessimo noi genitori perderemmo in questo caso un’occasione importante per aiutare i nostri figli. Indagare sul perché delle cose spesso non costa nulla. Non chiederci perché nostro figlio reagisce in determinati modi, ma spiegarlo solo come un brutto temperamento o poca voglia di fare, può voler dire non arrivare mai a comprenderlo e credo non ci sia cosa più brutta che non capirsi fra un genitore ed un figlio.
Prossimamente troverete una seconda parte dedicata a come aiutare come genitori i bimbi interessati da DSA.