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Home I bambini Alla scuola internazionale colloquio a tre: genitore, insegnante e alunno

16 thoughts on “Alla scuola internazionale colloquio a tre: genitore, insegnante e alunno

  1. Molto interessante questo approccio! Inutile dire che mia figlia (scuola italiana e pubblica) è milioni di anni luce lontana dal poter solo sperare di avere un trattamento del genere! Ma questo post mi ha davvero illuminata…un metodo proporrò per il prossimo anno a scuola…. almeno ci provo 😉
    Grazie <3

    • Credo non ci sia nulla di male a proporre, anzi! Temo che sempre più nella scuola italiana occorrerà essere sostenuti dalla volontà dei singoli interessati, genitori ed insegnanti che amano il loro lavoro.
      Benvenuta qui!

  2. Mi sembra un bellissimo approccio…ma io che ero polemica fin dall’infanzia mi sa che avrei passato il colloquio a contestare le cose negative dette su di me! 😀

    • Guarda non lo so perché, non so come facciano ad ottenerlo, ma in questa scuola i bimbi sembrano dare tutti il meglio di sé anche caratterialmente.
      Anche mio figlio, che è nato contestatore, a scuola è sempre allegro, sorridente e propositivo! Ed ammette i suoi limiti senza problemi!

  3. Davvero molto interessante!
    Ma per un’ora anche l’insegnante è stata sempre con voi?
    Qui con classi di trenta bambini sarebbe impossibile…

    • Siamo stati divisi a gruppetti e a fasce orarie. Quindi nell’ora a mia disposizione in classe c’erano anche altre due famiglie. Il maestro era sempre presente, ma il colloquio con lui era appunto diviso per i tre gruppi quindi circa 20 minuti per ciascuno. Nel resto del tempo erano proprio i bambini a condurre il genitore attraverso le varie attività.
      Le classi sono comunque effettivamente molto più piccole e di solito mai con più di 20 bambini.

  4. Tutto questo è MERAVIGLIOSO!!!! Se tutte le scuole potessero fare lo stesso senza essere rigidamente incasellate in schemi…i punti forti e i punti da migliorare mi sembrano la più bella lezione di autostima e conoscenza di se stessi oltre realismo! La mia bimba è il contrario del tuo 🙂 Con la matematica fa fatica ma la calligrafia è stupenda!

    • Vedo che la pensiamo uguale su quanto sia bello questo approccio educativo. Ed hai ragione, spesso per alcune cose non è tanto questione di fondi, ma proprio di volontà di rompere schemi ormai vecchi.

  5. Piacerebbe molto anche a me avere una scuola come quella che descrivi! Dare al bambino la resposabilità e la libertà di raccontare la “sua” vita in classe e il “suo” specifico percorso ha un valore umano e didattico enorme.
    I tuoi bambini sono sempre più belli 🙂

  6. Oddio che abisso con la scuola pubblica italiana, sinceramente non si può neanche fare un paragone 🙁

  7. Questo tipo di colloqui è semplicemente meraviglioso! Ne avevo già sentito parlare da amiche che in Kuwait portavano i figli alla scuola internazionale. Purtroppo, nelle scuole che hanno frequentato e frequentano i miei figli non viene applicata questa tipologia di colloqui che trovo estremamente interessante e stimolante per il bambino.
    Da mamma credo che mi sarei commossa a vedere con i miei occhi i miei figli compiere tutte queste attività.
    Inutile dire che quella che stanno vivendo è un’esperienza grandiosa che si porteranno dentro tutta la vita.

    • Mi chiedevo proprio se fosse una consuetudine per le scuole con curriculum inglese o se fosse una cosa adottata solo da certe scuole.
      Sul fatto che sia un’esperienza incredibile per i bambini non ci sono dubbi!

  8. Accidenti, che consapevolezza… non so quanti bambini di 7 anni conosco che saprebbero indicare i loro punti di forza e debolezza!! Certo è che ovviamente dando ai bambini fiducia su queste cose, si ottengono i risultati…

  9. Oh, avete il PYP anche voi?
    Mi sembra di vedere il sistema che abbiamo qui (la nostra e’ considerata scuola bilingue che segue il Primary Years Program fino al grado ottavo, poi diventa scuola internazionale).

    Come e’ implementata questa cosa e’, in un certo senso, molto d’effetto, soprattutto per chi viene dal sistema italiano, ma c’e’ anche da dire che, di solito, l’International Baccalaureate, e’ un buon sistema solo per accedere alle università del mondo anglosassone. Se uno si vuole iscrivere ad una qualsivoglia università europea deve scontrarsi con un notevole gap, in diversi ambiti.

    Per ora per noi non va male, ma, appunto, i miei figli potrebbero essere nella situazione di sapersi vendere benissimo ma di non avere una solida base di nozioni (anch’esse necessarie). Boh, vedremo.

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